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Diario politico. E riprendiamo il racconto Bossi: “Ora il federalismo fiscale, poi…” Ddl intercettazioni, vince la protesta (?) Adesso anche Sky ricorre contro la legge Bersani, le battaglie si possono vincere

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La nota politica quotidiana de il Politico.it. La prima firma è Carmine Finelli. Ce ne occupiamo, naturalmente, ma la nostra apertura è un’altra. Sì, il presidente del Consiglio ha smentito di avere fatto riferimento a Scajola e Verdini nell’intervista rilasciata a Bruno Vespa per il suo nuovo libro, e di avere sostanzialmente preso le distanze da loro. Vespa, inevitabilmente (in tutti i sensi), conferma. Ma questo è teatrino. Ciò che interessa veramente il Paese è altro. La deriva secessionista che, quatta quatta, la Lega sta siringando nello spirito del tempo. Lo ha denunciato Luigi Crespi per il giornale della politica italiana, ma al momento sembriamo essercene accorti soltanto noi. «Dopo il federalismo fiscale inizieremo a parlare d’altro», dice il ministro per le Riforme, senza nemmeno dovere nascondere che per le camicie verdi tutto questo è solo la prima tappa di un percorso. E sarà meglio che si cominci a prenderli sul serio. Anche perché il modo per fermare tutto questo c’è. Segretario del Partito Democratico, che sostieni che quando una battaglia non si può vincere (ma chi lo dice?) è meglio non combatterla per non rischiare di perderla: queste sono cose sulle quali invece la battaglia va fatta, (anche) perché può essere vinta. Lo dimostra il primo effetto della grande mobilitazione contro la legge-bavaglio sulle intercettazioni, che ha prodotto, intanto, il possibile ripensamento del governo sulla norma che prevede un terribile inasprimento di pene (fino a 60 giorni di galera) per i cronisti che pubblicano i testi puri delle intercettazioni (e non solo). E ora un gigante come la televisione di Murdoch, che ha già dimostrato in passato di non avere paura della maggioranza e del suo leader, sta per scendere in campo. Lo spirito del tempo si costruisce sporcandosi le mani. Lo insegna Walter Veltroni, che dalle colonne di questo giornale ha portato un proprio (nuovo) mattone per alzare il muro contro ogni rischio di deriva antidemocratica nel nostro Paese, attraverso la memoria. Walter aveva a sua volta peccato di eccessivo bon ton, ai tempi della segreteria. Ma se si eccettua questo, quanto manca al Partito Democratico e al Paese. Il racconto, all’interno, di Finelli.

Nella foto, Rupert Murdoch, proprietario di Sky: è lui il vero leader dell’opposizione (al ddl intercettazioni)?

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di Carmine FINELLI

Il termometro della politica italiana non registra alta temperatura. La tensione dei mesi scorsi sembra scemata, anche se a tenere banco nei dibattiti è sempre il caso “Appaltopoli”. Ancora una volta Silvio Berlusconi è intervenuto sul tema correggendo alcune presunte risposte date a Bruno Vespa per il suo nuovo libro.
“Mi dispiace che un banalissimo equivoco rischi di far nascere un caso che non esiste. Non ho mai pronunciato i nomi di Scajola e di Verdini, né altri nomi”. Così il presidente del Consiglio modifica il tiro di un’anticipazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, “Nel segno del cavaliere”. L’anticipazione di ieri, infatti, avrebbe lasciato intendere che il premier avrebbe detto in merito ai casi Scajola e Verdini: “Si tratta di casi personali e isolati che nulla hanno a che vedere con l’attività del governo e del partito. Dagli ultimi sondaggi risulta che per l’opinione pubblica è chiaro che questi casi non hanno nulla a che vedere né con l’attività di governo né con quella del partito. Una cosa è certa: il Popolo della libertà non ha mai ricevuto finanziamenti illeciti da nessuno e semmai è stato il presidente del Consiglio ad intervenire sulle finanze interne con mezzi propri”.

La conferma dell’autore del libro, Bruno Vespa, non tarda ad arrivare: “La precisazione del presidente del Consiglio è corretta. Durante la nostra ultima conversazione, in una domanda sui rischi di una nuova tangentopoli, ho fatto riferimento tra l’altro alle inchieste su Scajola e Verdini. Ma è vero che nella sua risposta il presidente non ha fatto nomi, come dimostra il testo riportato nelle anticipazioni del mio libro”.

Riguardo l’ipotesi di una nuova Tangentopoli, Berlusconi lo esclude in modo categorico, rispondendo ad un’altra domanda di Vespa, ma senza negare che ci possano essere mele marce da isolare e punire: “Non mi è piaciuta per nulla l’ennesima esibizione di isteria giustizialista, con la pubblicazione di centinaia di nomi di clienti di un’azienda presentati come se fossero tutti dei colpevoli. Non è gettando fango su degli innocenti che si fa giustizia. Se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi saranno i magistrati ad accertarlo. E in questo caso – continua il premier – ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica e ha responsabilità pubbliche. La nostra linea, da quando siamo scesi in campo, è sempre la stessa: nessuna indulgenza e impunità per chi ha sbagliato. In politica penso di avere portato una nuova visione morale, che non è solo quella di non rubare per sè o per il partito, ci mancherebbe, ma è soprattutto quella di mantenere la parola data agli elettori realizzando gli impegni assunti con il programma elettorale. Su questo, nessuno può darmi lezioni. E sfido chiunque ad affermare il contrario”.
Tuttavia, Ercole Incalza, capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, resta dov’è. “Ci ho parlato, ho respinto le dimissioni, resta là”. Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture e Trasporti, ha così risposto a quanti gli hanno chiesto se avesse parlato con l’ingegnere Incalza, coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi.

Intanto, il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro torna ad intervenire sulla necessità che vengano chiarite le posizioni di quanti sono sottoposti all’attenzione da parte dei magistrati. Oggi, a Porto San Paolo in Gallura, prima tappa del suo tour elettorale in Sardegna: “È doveroso che chi è sottoposto all’attenzione della magistratura – ha detto Di Pietro – spieghi che cosa ha fatto e poi governi. Far governare prima cinque anni – spiega l’ex Pm – una persona che deve rispondere dei propri comportamenti è come lasciare che i buoi escano dalla stalla e chiuderla dopo. Ogni cittadino ha il diritto di sapere prima se chi lo governa sia una brava persona”.

(Parziale) marcia indietro sul ddl intercettazioni (?). Oggi è anche il giorno del “ripensamento” del Pdl sul decreto intercettazioni.
“Sull’emendamento 1.2008 che prevede un raddoppio delle pene per i giornalisti che pubblicano arbitrariamente atti di un procedimento penale ci potrebbe essere un ripensamento della maggioranza. Vedremo lunedì, ne parleremo quando riprende il dibattito in commissione al Senato”. E’il senatore Roberto Centaro (Pdl), relatore del ddl sulle intercettazioni telefoniche, a dirlo durante la un’intervista a “Corriere.tv” alla quale ha partecipato anche il senatore dell’Idv Luigi Li Gotti. Centaro fa intendere un possibile passo indietro del governo e della maggioranza sull’emendamento più contestato: l’aumento da 30 a 60 giorni dell’arresto previsto per i giornalisti mentre il massimo dell’ammenda sale a 10 mila euro (20 mila se ad essere pubblicati sono i testi delle intercettazioni). Li Gotti ha accolto l’annuncio con soddisfazione: “Questo significa che la nostra insistenza alla fine può portare a qualche risultato positivo. Dopo il miglioramento dell’emendamento D’Addario, ora si può ottenere un passo in più anche sulle pene previste per i giornalisti e, speriamo, anche per la durata delle intercettazioni”.
Nel frattempo, arriva l’annuncio di Sky di voler ricorrere alla Corte Europea di Giustizia. “Queste norme rappresentano un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione, ma soprattutto costituirebbero una grande anomalia a livello europeo. Per questo motivo Sky, editore di SkyTg24, chiederà un intervento a tutte le Autorità internazionali competenti, anche ricorrendo presso la Corte europea dei diritti dell’Uomo”. La nota di Sky Italia aumenta la tensione nel confronto sulle norme contenute nel disegno di legge sulle intercettazioni approvate in Commissione Giustizia del Senato. Sky “accoglie con grande preoccupazione” le norme contenute nel ddl. Nella nota si legge che “il diritto a un’informazione completa è un diritto irrinunciabile per ogni cittadino, ma è anche un dovere fondamentale per ogni editore. Per questo motivo SkyTg24, che in questi anni ha sempre cercato di compiere la propria missione con la massima professionalità e imparzialità, continuerà a lavorare avendo come unico scopo quello di fornire ai cittadini un’informazione obiettiva e più completa possibile”.

Tuttobossi. E oggi Umberto Bossi rinnova la chiusura verso all’Udc. Il leader Carroccio ritiene non verosimile l’ipotesi di un ingresso nella coalizione di governo dei centristi di Pierferdinando Casini. “Come si dice… È più facile che un cammello entri nella cruna di un ago…” dice il Senatùr citando un passo dei vangeli.
Braccato dai giornalisti alla Camera, Bossi poi parla anche della partita relativa al ministero dello Sviluppo. “Io non dico niente, perché dipende solo da Berlusconi, se vuole mollare l’interim. Non è vero – aggiunge – che gli ho chiesto io di tenere il dicastero”. Quanto al federalismo il numero uno del Carroccio ha detto: “Oggi finiamo quello fiscale, poi inizieremo a parlare d’altro. Sentirò da Tremonti, mi parlerà di queste cose”.

Carmine Finelli


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